L’ansia come conflitto tra parti di sè è ben evidente nella storia di Maria.
Maria è una ragazza giovane che mi contatta in quanto soffre d’ ansia in ambito lavorativo, un contesto di grande responsabilità che esige massima concentrazione, anche di notte, l’orario per lei più faticoso in quanto non è affiancata dai colleghi. Figlia unica, nata “per miracolo” tra due tumori della madre. Mi racconta di una relazione molto forte e profonda con quest’ultima, e di un padre “orso” a cui Maria vuole molto bene ma con il quale non è mai riuscita a legare un po’ di più. La relazione con la madre è talmente intima che al padre rimaneva poco tempo e spazio, che, comunque, lui non ha mai preteso. La madre ha riposto su Maria ansie e ambizioni, doveva essere la figlia perfetta, la migliore in tutto e, anche quando Maria sbagliava, la cosa veniva nascosta, taciuta, all’esterno lei era sempre quella più brava. E così Maria è cresciuta, con la paura di sbagliare e di deludere la madre, non riuscendo a sperimentare una modalità relazionale meno soffocante. Anche in ambito sentimentale la ragazza non è riuscita a differenziarsi dal partner, ha avuto una relazione fusionale con il suo ragazzo per un paio d’anni. Esistevano l’uno per l’altra, fino a quando Maria ne fugge, tradendolo. Mi racconta questo episodio come una delle poche trasgressioni che si è potuta permettere, una delle poche volte in cui “non è stata quella perfetta” e per questo motivo ha sentito un grandissimo senso di colpa. Perché si, lei era perfetta veramente in tutto, nell’alimentazione, nello sport, nell’estetica, guai se saltava un giorno di allenamento. Ad oggi, però soffre di una forte ansia, che diventa invalidante, che la fa piangere quando deve andare al lavoro o quando è li, non è felice della promozione che le viene assegnata, è ipercritica nei confronti di sé stessa quando viene richiamata in ambito lavorativo. Lavoro sull’ansia di Maria intendendola come una difficoltà di svincolo e differenziazione dalla relazione con la madre e dal suo ruolo di figlia. Il suo sintomo è l’esito di un conflitto tra la parte sana che vuole crescere, vivere una relazione con il suo nuovo ragazzo, e quella che vuole restare bambina, la bambina di cui la madre ha bisogno per stare bene, per vivere. Per Maria è insopportabile pensare ad una madre che soffre, perché questa donna ha sofferto davvero tanto nella sua vita. Maria vive malissimo i due richiami disciplinari che ci sono stati nel lavoro, forse perché è la prima volta che ha toccato con mano l’essere imperfetta, l’aver sbagliato. Ma se la ragazza non dà delle delusioni e dei dispiaceri alla madre che l’ha sempre idealizzata, rimarrà per sempre figlia, non riuscendo a diventare la madre che vuole essere. Infatti, assieme ad Alberto desiderano una gravidanza che, però, non arriva. Intraprendono un percorso di pma con scarso successo. Maria ne soffre terribilmente. Insieme lavoriamo su alcune ipotesi che possono bloccare la gravidanza. “Questo figlio che tarda ad arrivare ha più a che fare con il fatto che Maria non è ancora svincolata dalla famiglia o perché ha paura che una volta nato venga fagocitato dalla madre, che desidera essere una “super nonna”? Insieme ci lavoriamo ed emerge che la paura di Maria ha a che fare con l’idea che la madre instauri con il nipote una relazione totalizzante, come lo era stato per lei. Maria, in questo modo, sta inconsapevolmente proteggendo un figlio che deve ancora nascere. Facciamo ancora un pezzetto di strada assieme e Maria, tra alti e bassi, sembra stare meglio, la relazione con suo padre migliora e il suo compagno le è di grande supporto per iniziare a mettere qualche paletto tra loro e la mamma di Maria, lei come figlia e insieme come coppia e come genitori. Eh si, anche come genitori perché un giorno Maria mi comunica di essere incinta. Il nostro percorso si conclude quando Maria sente di aver raggiunto un buon grado di differenziazione, di avere la capacità di tradire l’essere perfetta e di dare qualche delusione alla madre. Qualche mese dopo, Maria mi contatta dicendo di aver partorito una bambina.
Il più delle volte un sintomo ansioso ha le sue origini all’interno della storia personale e familiare di un individuo. Per prenotare una prima consulenza puoi contattarmi. Ricevo a:
- Spinea presso la sede del Centro per la Famiglia in Viale Sanremo 41/a, loc. Villaggio dei Fiori (Ve)
- Marcon presso Istituto Veneto di Terapia Familiare in Viale della Stazione 3/5