Il blocco evolutivo è ben evidente nella storia di Nicola

Nicola è un giovane ragazzo di 23 anni inviatomi da una collega che segue da tempo la madre. Primo di due maschi e figlio di genitori separati da quando aveva 8 anni. Nicola è bloccato nella tipica situazione del giovane adulto che vive con difficoltà il momento di svincolo dalla famiglia. Mi riporta di vivere con estremo malessere le relazioni e di sentirsi bloccato negli ambiti più importanti della sua vita. All’università, per esempio, non passa da tempo gli esami e questo lo costringe a provarli e riprovarli senza grande successo; a livello sentimentale ha una relazione con Beatrice da 3 anni, ma si tratta  più una relazione amicale e di grande affetto dove anche la sessualità è bloccata, apparentemente per una disfunzione di Nicola. Infine, in ambito relazionale, ha pochi amici e fa difficoltà ad instaurare nuove relazioni. Quindi passa le sue serate e week end insieme alla ragazza che, ultimamente preme per una convivenza, per cui Nicola non si sente minimamente pronto. Mi racconta di un buon rapporto con il padre, che è sempre stato presente dopo la separazione e di un legame molto intimo e profondo con la madre, che oltre a svolgere la funzione materna è anche la sua confidente, Nicola le racconta tutto. Entrambi i genitori, dopo la separazione si sono riaccompagnati. Il padre si è risposato e ha avuto un altro figlio, la madre ha un compagno che convive con lei. Secondo la teoria sistemico-relazionale un blocco come quello di Nicola e un conseguente disinvestimento nelle aree sopraelencate può coincidere con l’aver in famiglia una funzione che non permette di “dedicarsi ad altro” che si è venuta a generare, in modo inconsapevole, quando Nicola era piccolo e ha mantenuto da adolescente, fino ad oggi. Chiedo, infatti a Nicola se, da quando suo padre è uscito di casa, lui si sia sentito più un padre per suo fratello o un marito per sua madre. Si ritrova totalmente nella seconda situazione. Nonostante la madre sia colei che ha più premuto per la separazione, trai due partner è lei che Nicola, bambino molto sensibile, ha visto più sofferente e le si è profondamente legato emotivamente, supportandola e aiutandola in casa, come “un piccolo bravo ometto” che aiuta nelle faccende e che piano piano diventa un tuttofare. Tutti, anche nella famiglia allargata, si appoggiano a lui e lo chiamano se hanno bisogno di montare una lavatrice o attaccare un quadro. Nicola è sempre disponibile e pronto ad aiutare, mettendo gli altri al primo posto e poi sé stesso. Se, durante l’infanzia e l’adolescenza, questa funzione non ha pesato molto, poi ha cominciato a dar fastidio perché Nicola si trova bloccato in tutto ciò in cui, per la sua età, è chiamato ad investire. Il percorso che ho fatto con Nicola è stato quello di aiutarlo a compiere il divorzio psichico dalla madre e a riacquisire il suo ruolo di figlio. Passando attraverso una riscoperta dell’emotività poco sentita, perché la testa ha sempre predominato, Nicola è riuscito, anche grazie all’aiuto della madre, a prendere le distanze e a riposizionarsi. Ha smesso di fare il letto, lavatrici e a preparare il pranzo, o meglio, lo fa come modalità di aiuto in casa e non come lavoro a servizio della famiglia. Del resto, c’è anche un fratello minore che può dare una mano. Abbiamo lavorato sul senso di una relazione bloccata e, quindi, non generativa ed evolutiva, con Benedetta. Infatti, Nicola non può dedicarsi pienamente a lei finché “rimane sposato” con sua madre. Nicola, però, non se la sente di iniziare una convivenza con la sua ragazza, è ancora giovane, e quindi lascia la grande amica con cui trascorreva i sabati sera. Riprende, con il tempo, in mano lo sport, sua grande passione, riallaccia legami e conosce nuove persone, dedica meno tempo all’università che prima lo impegnava totalmente e si dedica anche ad altro, infatti ha trovato un lavoro che lo soddisfa. Ad oggi vedo Nicola con una cadenza mensile, come modalità supportiva, e parliamo di lui, delle sue gioie e dolori in ambito relazionale. “E la mamma come sta?”. “Bene” risponde, con l’adeguato sguardo e vicinanza che può avere un giovane adulto verso la madre.

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