Cos’è l’identità di genere
L’identità di genere è la percezione soggettiva di appartenere al genere femminile o maschile, è una sorta di “sesso psicologico”; è una caratteristica della specie umana ed è un aspetto nucleare dell’identità in quanto determina come gli individui percepiscono sé stessi e come si relazionano con gli altri. Le persone cisgender (in cui sesso e identità di genere corrispondono) spesso non hanno consapevolezza di tale dimensione. Invece, le persone transgender, che non si identificano nel genere assegnato alla nascita, pongono l’attenzione sul fatto che via sia differenza tra sesso ed identità di genere (M. Graglia, 2021, 40, 41).
Lo sviluppo dell’identità di genere
(M. Graglia, 2021, 44, 45, 46, 47)
Lo sviluppo dell’identità di genere è il risultato di una interazione tra fattori biologici, psicologici e socioculturali e, generalmente, si sviluppa in accordo con il proprio sesso biologico. Secondo la teoria di Kohlberg la conoscenza dei bambini del loro genere procede attraverso delle fasi:
- a 2/3 anni i bambini riconoscono la propria identità di genere secondo le categorie prestabilite dal loro contesto sociale.
- a 3/4 anni hanno la comprensione che l’identità di genere non cambia nel tempo e sanno se da grandi saranno una mamma o un papà.
- a 5/7 anni imparano che la loro identità non dipende dall’appartenenza o dalle attività svolte e sviluppano un senso di sé come maschio o femmina. In questo periodo i bambini si adattano molto agli stereotipi di genere per un bisogno di coerenza cognitiva e per il consolidamento dell’autostima.
Il genere è un elemento centrale del concetto di sé nei bambini in età scolare. Successivamente, in adolescenza, si assiste ad un passaggio evolutivo importante per la formazione dell’identità individuale e per il consolidamento di quella di genere. Tutte le modifiche psico-fisiche che interessano l’adolescente, assieme allo sviluppo dell’orientamento sessuale, possono mettere in discussione alcuni aspetti connessi al genere. Per gli adolescenti transgender, la pubertà può essere vissuta come un momento estremamente drammatico: il corpo non si sviluppa nella direzione desiderata e questi ragazzi possono sperimentare il desiderio di modificare il loro corpo sessuato.
Le varianti dell’identità di genere
(M. Graglia, 2021, 49,50)
L’identità di genere viene considerata una dimensione continua, non dicotomica, al contrario di quanto, comunemente, si pensi. Nella maggior parte dei casi, l’identità di genere si sviluppa in accordo con il sesso ed è stabile per tutto l’arco della vita. Tuttavia, vi sono persone che sperimentano una discrepanza tra il sesso assegnato e quello percepito, a partire dall’infanzia o dall’adolescenza. Il termine transgender indica, genericamente, le persone la cui identità di genere non corrisponde al genere e/o al sesso che è stato determinato loro alla nascita. Questo termine raggruppa, quindi, diversi tipi, di persone. Vi sono poi ulteriori distinzioni:
- FtM o MtF (female to male o male to female): persone che sentono di appartenere all’altro sesso.
- BIGENDER: persone che sentono di appartenere ad entrambi i sessi
- GENDERFLUID: persone che sperimentano variazioni nel tempo tra uomo/donna, l’identificazione passa da un genere all’altro o essere sperimentata in modo simultaneo.
- AGENDER: persone che non utilizzano la polarità uomo/donna per definirsi.
Le persone che appartengono ad una di queste categorie non necessariamente avvertono un disagio verso il proprio corpo sessuato, né tutte desiderano cambiare le loro caratteristiche sessuali. Al contrario, vi sono persone transgender che sperimentano un profondo malessere rispetto al proprio sesso e hanno bisogno di apportare modifiche al corpo per ritrovare una condizione di benessere, mentre altre possono esprimere un disagio dovuto all’ingiunzione sociale di doversi inserire in una categoria di genere in cui non si riconoscono. Queste ultime non soffrono per vivere in un corpo che non sentono corrispondente alla loro identità, ma piuttosto per doversi conformare ad un’identità che non sentono propria. Il termine disforia di genere fa riferimento al disagio provato in relazione alla discordanza tra genere assegnato alla nascita e quello percepito. Non è, quindi, l’identità in sé ad essere tema di rilevanza clinica, bensì la sofferenza per la condizione. Infatti, non per tutte le persone la discrepanza tra genere percepito e quello assegnato alla nascita è fonte di disagio. Per altre persone, invece, è necessario effettuare una transizione somatica.
La varianza di genere in età evolutiva
(M. Graglia, 2021, 57, 58,59)
La discrepanza tra il genere assegnato alla nascita e quello percepito può insorgere introno ai 2-4 anni. I bambini possono esprimere il desiderio di essere dell’altro genere, affermare di esserlo o che da grandi lo saranno. A livello comportamentale preferiscono un abbigliamento tipico dell’altro sesso, utilizzano giochi solitamente tipici dell’altro sesso, frequentano compagni dell’altro sesso; più raramente manifestano disforia per l’anatomia sessuale. Non necessariamente i bambini che presentano uno sviluppo atipico dell’identità di genere hanno bisogno di un intervento specialistico. L’intervento è utile quando a questa condizione è associata una significativa sofferenza psicologica e una compromissione del funzionamento personale e relazionale.
Quando ci si trova di fronte ad un bambino con difficoltà nell’identità di genere, l’ideale è adottare un comportamento di attesa vigile in modo da comprendere come evolve nel tempo la situazione, mantenendo aperti tutti gli esiti evolutivi possibili. L’intervento più efficace è quello che viene costruito “su misura” per quel bambino e per quella famiglia e che tenga conto delle specificità di ogni situazione. L’intervento deve, comunque, focalizzarsi sulla riduzione del disagio connesso alla disforia di genere, a fornire sostegno emotivo al bambino e ai suoi genitori, non deve essere mai volto a cambiare l’identità di genere.
Tratto da Le differenze di sesso, genere e orientamento, M. Graglia
Se, come individuo singolo o come famiglia, state affrontando un momento critico a causa di questa tematica, un percorso di consulenza può essere utile ed indicato. Ricevo a:
- Spinea presso la sede del Centro per la Famiglia in Viale Sanremo 41/a, loc. Villaggio dei Fiori (Ve)
- Marcon presso Istituto Veneto di Terapia Familiare in via della stazione 3/5, (Ve)