Cosa si intende per lutto patologico?
Il lutto patologico si sviluppa quando i compiti di sviluppo per l’elaborazione del lutto non vengono assolti in modo evolutivo. In questo caso è possibile che insorgano dei sintomi a carico del singolo, del sistema familiare o di un suo sottosistema. Il lutto patologico è definito come una forma di lutto nella quale le risposte naturali al lutto sono amplificate, cristallizzate ed invalidanti e in cui il trauma della perdita è stato iscritto all’interno di un circuito patologico. Con la perdita di un membro della famiglia vengono a mancare ruoli e funzioni di chi non c’è più e a modificarsi quelli di chi resta. Una famiglia disfunzionale può faticare ad affrontare la rimodulazione e questo può compromettere la capacità del sistema e del singolo ad affrontare i compiti di sviluppo necessari.
Tra le risposte patologiche più comuni si possono individuare:
- Cristallizzazione del tempo: la famiglia ha difficoltà ad accogliere e vedere le possibilità di andare avanti e di evolvere insieme al lutto. La ristrutturazione del tempo presente e futuro è bloccata dal bisogno difensivo di restare nel passato, in quel “noi” in cui è ancora presente chi ora non c’è più. In questo senso, la famiglia si oppone a tutte quelle azioni che sancirebbero l’assenza di uno e il cambiamento di tutti. Assieme alla cristallizzazione del tempo può avvenire la cristallizzazione del dolore. In questo caso, uno o più membri della famiglia possono negare la sofferenza, la tristezza, la fatica e la solitudine. Anche questo blocco emotivo rivela l’impossibilità di una transazione ad un sistema nuovo e il blocco dei sentimenti è finalizzato a mantenere uno stato delle cose antecedente al lutto; in poche parole “si fa finta che nulla sia cambiato”.
- Idealizzazione e identificazione con la persona scomparsa: la famiglia si compatta attraverso una mitizzazione della persona deceduta, in una celebrazione mitica che rende impossibile una identificazione di sé stessi al di fuori della relazione con il defunto.
- Promozione di ruoli inadeguati quando un membro della famiglia assume ruoli e funzioni che non gli competono. L’esempio più chiarificatorio è la parentificazione di un bambino che diventa accudente di un genitore oppure il fenomeno del nonno assente dove, dopo la morte di un genitore, un membro della generazione più anziana diventa genitore del nipote.
Fattori di rischio per il lutto patologico
Alla base del lutto patologico o complicato vi sono diverse condizioni che fanno riferimento sia al funzionamento familiare sia ad alcune evenienze.
Vi sono alcune tipologie di funzionamento familiare che ostacolano una adeguata elaborazione del lutto:
- Presenza di forte conflittualità in famiglia, uno scarso livello relazionale ed affettivo, scarsa coesione
- Una struttura familiare rigida e quindi incapace di riorganizzarsi e ristrutturarsi, e di far fronte a situazioni dolorose e stressanti.
- Scarsa o debole capacità comunicativa incapace di lascar esprimere sentimenti e emozioni
- Ruolo e funzione della persona scomparsa
Rispetto ad altre circostanze che possono concorrere al lutto patologico, è importante sottolineare
- Circostanza della morte, ossia la modalità per la quale è avvenuto il decesso e la possibilità o meno di vivere il lutto anticipatorio.
- Età della persona morta: il rischio di lutto patologico è maggiore quando a mancare è un bambino o un adolescente.
- Caratteristiche della relazione con la persona deceduta: qualora la relazione risulta compromessa o conflittuale, o sentita come sospesa, o interrotta dalla morte stessa, vi è più probabilità di sviluppare un lutto patologico.
- Caratteristiche della persona sopravvissuta: bassa autostima, presenza di un tono dell’umore basso o ansioso, pregressi traumi o perdite, sono fattori che accentuano la configurazione di un lutto complicato.
Indicatori di un lutto patologico
- Depressione o tristezza per più di 24 mesi
- Negazione e sentimenti di colpa di colpa intensi per più di 6 mesi
- Senso di colpa sproporzionato e ingigantito
- Idealizzazione della persona morta dopo aver avuto con lei una relazione disfunzionale
- Idee persistenti di suicidio (nel tentativo di ricongiungersi con la persona morta)
- Sindrome da stress post-traumatico
L’approccio trigenerazionale al lutto familiare
L’approccio sistemico-relazionale trigenerazionale consente al clinico di ampliare lo sguardo e di cogliere una catena almeno trigenerazionale di lutti lontani e legami d’affetto interrotti precocemente, in un tempo rimasto sospeso, in cui il dolore e la sofferenza si trasmettono da una generazione all’altra. Eventuali lutti irrisolti nel passato possono avere un impatto significativo nelle fasi di transizione del ciclo vitale, specialmente quando si ripropone un nuovo lutto o una nuova perdita. Questo può produrre un sintomo a carico di uno o più membri della famiglia della terza generazione. Infatti, un dolore intenso ma non adeguatamente riconosciuto, e quindi non risolto, possiede una forza latente il cui impatto può manifestarsi a distanza di tempo, a distanza di generazioni. Alfredo Canevaro, terapeuta familiare, sostiene come lo scenario naturale del lutto non sia solo la famiglia nucleare, ma l’intero sistema, almeno trigenerazionale. In questo senso, la famiglia d’origine del paziente e le sue risorse, possono essere un valido aiuto per sbloccare una situazione emotiva bloccata. Il dialogo tra le generazioni e il passaggio di informazioni, permettono ai membri della famiglia di cogliere legami e gestione degli affetti, soprattutto di quelli dolorosi.
Se stai vivendo una condizione di lutto patologico l’aiuto di un professionista è indicato per ritrovare una nuova serenità. Contattami per fissare un primo appuntamento. Ricevo a
- Spinea presso la sede del Centro per la Famiglia in Viale Sanremo 41/a, loc. Villaggio dei Fiori (Ve)
- Marcon presso Istituto Veneto di Terapia Familiare in via della stazione 3/5, (Ve)